Sara Galeotti – Professoressa associata di Diritto romano e diritti dell’antichità, Università degli Studi Roma Tre

SOMMARIO

1. Premessa.
2. Perimento della ‘res vecta’ ed esigibilità della ‘vectura’: Lab. D. 14.2.10 pr.
3. Ulp. D. 19.2.15.6.
4. Osservazioni conclusive.


Sulla scorta delle riflessioni formulate da Letizia Vacca nel suo saggio Considerazioni in tema di risoluzione del contratto, questo studio si propone di ricostruire il regime di allocazione del rischio nei contratti di locatio conductio mercium vehendarum alla luce dell’elaborazione giurisprudenziale classica dei criteri per la determinazione dell’ambito – e dei limiti – di responsabilità del vettore, che non abbia ottemperato alla obbligazione di consegnare le merci affidategli. L’esame delle fonti (in particolare delle soluzioni prospettate in Lab. D. 14.2.10 pr. e Ulp. D. 19.2.15.6) evidenzia come la giurisprudenza romana affidi alla ricostruzione dell’id quod actum est, fondata in via presuntiva specialmente sulle clausole di calcolo della vectura, l’individuazione di chi, fra il committente-caricatore e il nauta-trasportatore, debba sopportare il danno derivante dalla sopravvenuta impossibilità – non imputabile – del conseguimento dell’interesse perseguito dalle parti al momento dell’accordo.

Parole chiave:
trasporto marittimo, rischio, impossibilità sopravvenuta, locatio conductio, vector, id quod actum est, periculum.


The paper focuses on how shipping contracts seem to reflect complex agreements behind the apparent simplicity of the use of the locatio conductio in maritime businesses. Both the juridical sources and the evidence for the contents of shipping contracts provided by the Greco-Egyptian papyri reveals that there are different ways in which the parties could structure their agreement: the overriding concerns are economic, so that the structure of the arrangements varies according to the extent to which each is willing to take responsibility for the conduct of the enterprise, and by extension the risk (periculum) should things go wrong. A close analysis of the Digest fragments offers interesting ideas to argue that the solutions offered by Roman jurists depend on the ‘id quod actum est’, which is to say, the common intentions of the individual parties to a contract, as they become apparent from the specific context within which the negotiations had taken place and the declarations had been made.

Key words: risk, maritime trade, shipping contracts, sea trading.

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