Geraldina Boni – Professoressa ordinaria di Diritto canonico e Diritto ecclesiastico, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

SOMMARIO

1. Un corpus di precetti canonici disorganico e a lungo poco sensibile alla pregnanza culturale: un topos da rivedere.
2. Il cammino verso le codificazioni novecentesche e la difettosità sul punto ampiamente deplorata in dottrina. Dal Codex Iuris Canonici del 1917…
3. … alle codificazioni postconciliari.
4. Replica a certe ‘vulgate’.
5. Vantaggi, insieme a qualche inconveniente, della dilatazione vorticosa della bilateralità.
6. Accortezza del magistero ecclesiale, ma anche del legislatore canonico (pure accusato di imperdonabili dimenticanze): il reiterato, e non rinunciabile, richiamo al punto focale.
7. L’esemplarità eloquente di alcune questioni oggi particolarmente travagliate: uso e riuso degli edifici di culto.
8. Sine ecclesialitate nulla culturalitas: et ecclesialitas et culturalitas.


Il saggio sottopone ad analisi critica le tesi, pur autorevolmente sostenute e ripetute monotonamente dalla dottrina sui beni culturali ecclesiali, secondo cui le codificazioni canoniche – specialmente il Codex Iuris Canonici per la Chiesa latina – conterrebbero precetti insufficienti, disorganici, e soprattutto troppo poco sensibili e protesi alla pregnanza culturale dei beni. Al termine del percorso argomentativo, per converso, si segnala come i precetti codiciali in maniera del tutto prudente e accorta si soffermino sui profili sui quali maggiormente si deve concentrare il diritto canonico, dimostrando anzi una straordinaria preveggenza. L’attenzione giuridica rivolta infatti precipuamente e insistentemente sull’ecclesialità dei beni risulta e si è confermata come il migliore presidio e l’ottimale strumento per la conservazione e la valorizzazione dell’autentica dimensione culturale dei beni in Ecclesia: anche al cospetto dell’ampia e multiforme rete di relazioni e connessioni intessute di recente con gli ordinamenti secolari, in particolare in Italia.

Parole chiave: beni culturali ecclesiali, codificazioni, culto, liturgia, interesse religioso, bilateralità, chiese.


The essay subjects to critical analysis the theses, although authoritatively asserted and monotonously repeated by the doctrine on ecclesial cultural heritage, according to which the canonical codifications – especially the Codex Iuris Canonici for the Latin Church – include provisions that are insufficient, disorganized, and above all too little sensitive and attentive towards the cultural value of goods. Conversely, at the end of the argumentative path it is noted that the precepts of the Code dwell in a totally prudent and watchful manner on the profiles on which Canon Law must focus the most, indeed proving an extraordinary foresight. In fact, the legal attention paid primarily and insistently to the ecclesiality of the assets appears and has been confirmed as the best safeguard and the optimal instrument in order to conserve and valorize the authentic cultural dimension of goods in Ecclesia: also in the face of the wide and multifaceted network of relationships and connections recently undertaken with secular systems, namely in Italy.

Key words: Ecclesial cultural heritage, codifications, worship, liturgy, religious interest, bilaterality, churches.

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